In questi ultimi anni, il cibo è diventato argomento di discussione anche per il mondo del design, superando il recinto disciplinare che lo relegava ad argomento per "gastronauti" da guide stellate. Dopo numerosi progetti dedicati all'argomento, il Mart (Museo d'arte di Trento e Rovereto) vuole ora dare risalto alla "forma del gusto" negli ambiti più alti della progettazione.
Il cibo è necessità, piacere e potere. In troppe regioni del mondo la semplice disponibilità di cibo è ancora oggi una questione di vita o di morte. In altre, dove cibo e benessere abbondano, esso fa parte del sistema di simboli che rende possibili la vita sociale e la comunicazione di base. Gli involtini primavera cinesi o i supplì sono esempi di ricette trasmesse di generazione in generazione e come
l’architettura di una casa vernacolare, la zuppa “gumbo” di New Orleans o una teglia di lasagne si basano sulla combinazione di alcuni elementi immutabili dettati dalla tradizione regionale che, a sua volta, può essere modificata dalla cultura popolare e dai processi di innovazione contemporanei. Gli alimenti di base, le componenti commestibili fondamentali delle cucine regionali, sono squisiti esempi di grande design in tutte le sue forme, dal conceptual design all’industrial design, fino all’architettura.
Allo stesso modo delle graffette e dei post-it, i piatti quotidiani, soprattutto i più banali come gli spaghetti o i panini a ciambella, hanno molto da dirci sul ruolo senza tempo del design, sulla capacità di adeguarsi tempestivamente ai cambiamenti di un artigianato innovativo e sulla funzione di guida che la cultura materiale continua a svolgere. Il cibo è una delle più profonde forme di espressione,
introspettiva ed estroversa allo stesso tempo, in negativo e in positivo, non solo dei singoli individui ma anche dei popoli.