Il volume presenta l'importante lavoro di ricerca, condotto dallo studioso Rowland J. Mainstone per spiegare come gli architetti di Giustiniano poterono realizzare, in questo luogo già colonizzato nel VII secolo a.C. dai Greci, e poi divenuto con Costantino la nuova capitale d'Oriente, un'opera senza precedenti.
“La chiesa è divenuta uno spettacolo di grande bellezza, quasi soverchiante per coloro che l’hanno davanti agli occhi e quasi incredibile per quanti ne sentono soltanto parlare. È un vero inno alla più indescrivibile bellezza”: queste le parole di Procopio di Cesarea in una testimonianza risalente a circa venti anni dopo la consacrazione di Santa Sofia, avvenuta nel 537 d.C. Oggi, benché Santa Sofia, ovvero la Divina Sapienza, sopravviva solo come un museo notevolmente impoverito dalla perdita di tutti gli arredi cristiani, di buona parte dell’ambiente originario e della sua atmosfera “una
profusione di luce naturale e baluginanti riflessi – una radiosità generata dall’interno stesso” secondo la nostra fonte, riesce ugualmente a imporsi come la massima espressione dell’Oriente cristiano e come uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi per soluzioni architettoniche e strutturali. Come era stato possibile che gli architetti di Giustiniano, esortati dal più grande degli imperatori di Bisanzio, avessero realizzato ciò che qualunque uomo di mente sana avrebbe ritenuto impossibile? Il volume presenta l’importante lavoro di ricerca, condotto dallo studioso Rowland J. Mainstone per spiegare come gli architetti di Giustiniano poterono realizzare, in questo luogo già colonizzato nel VII secolo a.C. dai Greci, e poi divenuto con Costantino la nuova capitale d’Oriente, un’opera senza precedenti. Una costruzione meravigliosa, uno spazio interno smisurato, sostegni e strutture possenti, decorazioni musive di grande impatto, con un risultato che non ha mai cessato di creare nel visitatore
eccitazione e meraviglia.