Attraverso fotografia, pittura, scultura, installazione e video, tredici artisti internazionali delle ultime generazioni provenienti da Europa, Stati Uniti e Asia conducono una riflessione sul particolare momento in cui le immagini si rivelano come costruzioni evidenti e illusioni manifeste.
Le tecnologie digitali di produzione delle immagini sottopongono il paesaggio visivo odierno a una costante trasformazione. Da un lato sempre più strumenti ci permettono di manipolare e mettere in circolazione immagini, dall’altro la nostra percezione della realtà sembra aver ampliato i propri parametri: davanti alle immagini create in digitale la nostra consapevolezza della loro natura artificiale
non ci impedisce di immedesimarci nell’illusione. Molte opere oscillano tra i momenti della simulazione e della finzione “manifesta” e quello dell’iper-realismo credibile, attraverso un continuo slittamento dei mezzi espressivi tra loro. Nei lavori di Anna Barriball, Frank Benson, Giuseppe Gabellone, i disegni assumono il rilievo di una scultura, le superfici mimano spazi e materiali, le forme appaiono in bilico tra la bidimensionalità e la tridimensionalità, tra l’essere immagine e l’essere oggetto. Le categorie di realismo e astrazione non possono più essere concepite opposte, tanto nell’arte quanto nella quotidianità. Anche economia e politica sono diventate sempre più complesse e sembrano agire all’interno di linguaggi altrettanto concreti e astratti. Per questo Roman Ondák, Pratchaya Phinthong e Carey Young, riflettono nelle zone dello scambio economico e dell’azione politica: le fluttuazioni del valore del denaro, la natura del contratto legale, le previsioni sul futuro e la retorica politica sono viste come “rappresentazioni”, convenzioni, atti di fede e gioco delle parti.