Una monografia dedicata a Fathpur Sikri, l'incantata città rossa che fu capitale dell'impero
Rodolfo Acquaviva, che guidava la prima missione gesuitica alla corte di Akbar, scriveva nel 1581: “tra la gente vi è chi crede che il re sia cristiano, altri un hindu, altri un musulmano. Altri, più intelligenti, sostengono che non è né un cristiano, né un musulmano, né un hindu”. Chi era allora Akbar (1556-1605), il Gran Mogol che sottomise al potere mongolo l’India settentrionale? Chi voglia trovare una risposta a questa domanda non può non visitare Fathpur Sikri, la capitale che Akbar costruì a poca distanza da Agra per sistemarvi la sua corte riottosa. Fathpur Sikri è un miracolo non già di sincretismo architettonico quanto di variazioni e adattamenti (le tipologie degli edifici; l’impianto urbano; la distribuzione delle funzioni), di permanenze (le raffinate tecniche costruttive; i materiali; le decorazioni), di scienza idraulica. Con limpida chiarezza Petruccioli ha ricostruito la storia di questa città meravigliosamente monocroma, rossa come rossa è la pietra impiegata per ogni costruzione. Chistian Richters ha realizzato la campagna fotografica che consente di comprendere la ricchezza e bellezza di questo capolavoro dell’architettura universale -o come anche Giedion diceva, perenne