Una pittura che parla dei meccanismi dello sguardo e dell'apparire dell'immagine, utilizzando il paesaggio come pretesto.
Luoghi familiari ma in qualche modo conosciuti; interni ed esterni simili a certi spazi che nel sogno appaiono non nuovi e insieme densi di mistero. Lombardi li chiama ‘luoghi postumi’, con un riferimento più immediato alle architetture, ai giardini, alle vedute bloccate in un’ora, in una stagione senza tempo. Luoghi in realtà metaluoghi, spazi che rimandano all’idea di altri spazi che la nostra memoria ha conosciuto in passato, e che in questo ricordo, conservano insieme l’idea dei luogo chiuso e del viaggio, dell’ordine e del caos, della logica e del delirio, della realtà e dell’utopia. Il catalogo curato e introdotto da Rocco Ronchi, contiene testi di Claudio Spadoni e una ricca antologia critica.